Ritardo Mentale e Profilo Intelletivo Borderline

 

Definizione

Il ritardo mentale viene definito come un funzionamento intellettivo generale inferiore alla norma, presente contemporaneamente a carenze del comportamento adattivo che si manifesta in età evolutiva.

I bambini con ritardo mentale mostrano relativi punti forza e punti deboli nelle abilità cognitive specifiche, che interagiscono coinvolgendo tutto il funzionamento cognitivo.

Il grado di gravità del ritardo mentale è estremamente variabile e dipendente da molti fattori. Comunque sia, circa l’85% dei casi è di grado Lieve, pari ad un Q.I. di 70-50.

Mentre il ritardo mentale di tipo medio, grave e gravissimo, dovuto spesso a cause organiche, viene riconosciuto e diagnosticato precocemente, il ritardo mentale lieve e/o i casi così detti borderline sono spesso poco riconosciuti o lo sono tardivamente, quando il bambino incontra serie difficoltà nell’ambito scolastico.

La situazione di borderline cognitivo indica un’area di confine tra il ritardo mentale lieve e le adeguate capacità cognitive caratterizzata da una potenzialità cognitiva non propriamente deficitaria ma qualitativamente povera.

 

Diagnosi

E’ di fondamentale importanza riconoscere e diagnosticare precocemente la situazione di borderline cognitivo e di ritardo mentale, allo scopo di attivare tempestivamente percorsi di abilitazione individualizzati atti a favorire la maturazione del bambino, facendo leva sulle sue potenzialità e creando intorno a lui una rete di sostegno (famiglia, scuola) adeguata a livello educativo.

 

Trattamento

Il ritardo mentale necessita sempre di una presa in carico medica (neuropsichiatra infantile), soprattutto quando è associato ad alterazioni neurologiche e somatiche.

Un intervento abilitativo, invece, si rileva molto importante nel favorire il rafforzamento e in alcuni casi l’introduzione di quelle abilità che non si sono sviluppate e/o consolidate spontaneamente.

I training abilitativi nel ritardo mentale possono essere mirati al potenziamento delle capacità attentive, della motricità, del linguaggio, delle abilità visuo-spaziali e di percezione del significato del tempo e dello spazio, dell’apprendimento delle lettura, scrittura e calcolo.

La terapia cognitivo-comportamentale ancora, si è rivelata la più efficace nell’intervento sui disturbi comportamentali (aggressività, impulsività, stereotipie, autolesionismo, comportamenti oppositori, ecc.) e mentali (ansia, depressione, psicosi, disturbo ossessivo-compulsivo) associati al ritardo mentale. Particolarmente utili sono le tecniche cognitive e comportamentali, quali il rinforzo positivo e differenziale, l’estinzione, il problem-solving, il training di auto-istruzione, la token economy, l’attenuazione dello stimolo, il chaining, il prompting ed altre.

Infine, fondamentale si rileva attivare consulenze ai genitori e agli insegnanti al fine di condividere obiettivi e metodologie di intervento mirate alla generalizzazione delle diverse abilità e competenze.