Enuresi ed encopresi

 

Definizione

Con il termine enuresi ci si riferisce al volontario o involontario rilascio ripetuto di urina nei vestiti o a letto in una fase di sviluppo in cui il controllo della continenza urinaria dovrebbe essere acquisito.
Distinguiamo l’enuresi primaria quando non è mai avvenuto il controllo degli sfinteri (diagnosticabile solitamente dopo i 4 anni) o secondaria quando è presente una regressione (diagnosticabile dai 5 agli 8 anni).

Talvolta il disturbo tende a protrarsi fino all’adolescenza tanto da diventare un ostacolo e un impedimento alla realizzazione di alcune esperienze sociali come trascorrere dei giorni fuori dall’ambiente familiare, ad esempio a casa di amici, e per i primi contatti con l’altro sesso.

Per encopresi si intende la defecazione regolare ed incontrollata nei vestiti o in altri luoghi non appropriati in un soggetto di età superiore ai 4 anni.

Sia l’enuresi che l’encopresi, essendo problematiche che coinvolgono il rapporto con gli altri e la vita sociale del bambino, possono interferire con la serenità psicologica. Spesso, infatti, sono causa di situazioni di disagio ed ansia.

I bambini che hanno questi problemi tendono a vergognarsi arrivando ad evitare situazioni che possono imbarazzarli limitando, così la propria vita sociale (come ad esempio la possibilità di frequentare amici e partecipare ad eventi sociali).

Alla base di questi disturbi possono esserci fattori di tipo emotivo, ma occorre prima di tutto sottoporre il bambino ad un esame medico approfondito per escludere tutte le possibili cause di natura organica.

Dunque l’enuresi e l’encopresi, talvolta, sono segnali che indicano dei momenti di difficoltà psicologica talvolta associata e conseguente ad eventi della vita quotidiana, quali: la nascita di un fratellino, l’inserimento a scuola, il cambiamento di scuola, un trasloco, la separazione dei genitori, un periodo prolungato di ospedalizzazione, la morte di un genitore o di un familiare ecc.

 

Trattamento

Un trattamento può essere di tipo farmacologico (eventualmente consigliato e prescritto da un medico).

Un altro tipo di intervento è quello psicologico. In particolare, l’intervento cognitivo-comportamentale prevede sia un lavoro diretto con il bambino (per aiutarlo ad assumere comportamenti funzionali nei confronti del problema e per aiutarlo ad gestire sentimenti come ansia, vergogna e senso di colpa) che una consulenza ai genitori al fine di identificare atteggiamenti e comportamenti inadeguati per sostituirli con altri più funzionali (che promuovano il benessere del bambino).